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|
<!DOCTYPE article PUBLIC "-//GNOME//DTD DocBook PNG Variant V1.0//EN"[
]>
<article id="index" lang="it">
<artheader>
<title>Se sei agli inizi con Linux/UNIX</title>
<copyright>
<year>2000</year>
<holder>Alexander Kirillov</holder>
</copyright>
<legalnotice id="legalnotice">
<para>
Permission is granted to copy, distribute and/or modify this
document under the terms of the <ulink type="help"
url="gnome-help:fdl"><citetitle>GNU Free Documentation
License</citetitle></ulink>, Version 1.1 or any later version
published by the Free Software Foundation with no Invariant
Sections, no Front-Cover Texts, and no Back-Cover Texts. You
may obtain a copy of the <citetitle>GNU Free Documentation
License</citetitle> from the Free Software Foundation by
visiting <ulink type="http" url="http://www.fsf.org">their Web
site</ulink> or by writing to: Free Software Foundation, Inc.,
59 Temple Place - Suite 330, Boston, MA 02111-1307, USA.
</para>
<para>
Molti dei nomi usati dalle compagnie per distinguere i propri prodotti
sono registrati come marchi. Quando questi appaiono nella documentazione
di GNOME e non appartengono a membri del GNOME Documentation Project
vengono scritti in maiuscolo oppure con la prima lettera maiuscola.
</para>
</legalnotice>
</artheader>
<sect1 id="introduction">
<title>Introduzione</title>
<para>
Uno degli obbiettivi di GNOME è quello di rendere il vostro computer
facile da usare, senza richiedere la conoscenza di dettagli tecnici del
vostro sistema operativo. Nonostante tutto rimangono alcune nozioni
relative a UNIX che dovrebbero diventarvi familiari anche se usate la
semplice interfaccia grafica di GNOME. Per venire incontro ai nuovi utenti
questo documento raccoglie queste nozioni di base. Se avete necessità di
ulteriori informazioni su UNIX dovreste leggere la documentazione
provvista insieme al vostro sistema, oppure uno dei tanti libri e di guide
che si trovano on-line disponibili per tutte le versioni di UNIX.
</para>
<para>
La seguente guida è valida per tutte le versioni di UNIX e tutti i sistemi
operativi a questo assimilabili, compresi sia gli UNIX commerciali come
<systemitem>Solaris</systemitem> e sistemi open-source come
<systemitem>FreeBSD</systemitem> e <systemitem>Linux</systemitem>. Alcune
parti di questo testo sono tratte dalla guida <citetitle>Linux
Installation and Getting Started</citetitle> di Matt Welsh, Phil Hughes,
David Bandel, Boris Beletsky, Sean Dreilinger, Robert Kiesling, Evan
Leibovitch, e Henry Pierce. Questa guida è disponibile sia per essere
scaricata che consultata in linea al link <ulink
url="http://www.linuxdoc.org" type="http">Linux Documentation
Project</ulink> o <ulink url="http://www.oswg.org">Open Source Writers
Group</ulink>.
</para>
</sect1>
<sect1 id="new-users">
<title>Utenti</title>
<para>
UNIX è un sistema operativo multi-utente, cioè è stato progettato per
permettere a più utenti di operare sullo stesso computer, sia
contemporaneamente (mediante diversi terminali o connessioni di rete), sia
alternativamente. Usando UNIX per identificarsi nel sistema dovete
effettuare il log-in, che significa immettere il vostro <emphasis>nome di
login</emphasis> (cioè il nome usato dal sistema per identificarvi) e
successivamente la vostra <emphasis>password</emphasis>, cioè la vostra
chiave personale per entrare nel sistema. Poiché solo voi conoscete la
vostra password nessun altro la potrà usare per entrare a vostro nome nel
sistema. Normalmente si usa scegliere il proprio nome o il proprio cognome
o variazioni di questi come nome di login: così se ad esempio il vostro
nome reale è Sasha Beilinson il vostro nome potrebbe essere
<systemitem>sasha</systemitem>.
</para>
<para>
Ogni utente ha uno spazio separato per tenere i propri file personali
(detta la sua <emphasis>home directory</emphasis>). UNIX possiede un
sistema di permessi (vedi <xref linkend="permissions">), in modo che, se
il sistema non è mal configurato, un utente non ha la possibilità di
cambiare i file del sistema o di altri utenti. Questo permette inoltre ad
ogni utente di personalizzare molti aspetti del sistema — in
particolare il comportamento di GNOME — senza influire sugli altri
utenti.
</para>
<para>
Su molti sistemi UNIX esiste anche un utente speciale, detto
<emphasis>amministratore del sistema</emphasis> che usa il login
<systemitem>root</systemitem>. Questi ha il controllo
<emphasis>completo</emphasis> del sistema — compreso il completo
accesso a tutti i file di sistema e quelli di tutti gli utenti; ha la
possibilità di cambiare la password degli utenti esistenti, di aggiungere
nuovi utenti, installare e disinstallare il software e molto
altro. Normalmente l'amministratore è il responsabile del corretto
funzionamento del sistema, così se avete problemi dovete chiedere a lui.
</para>
<important>
<title>IMPORTANTE</title>
<para>
Anche se siete l'unico utente del vostro computer (ad esempio se questo
è la vostra workstation personale), cioè siete anche l'amministratore, è
importante che creiate un account normale e che lo usiate per il lavoro
quotidiano, usando l'accesso come root solo quando realmente necessario
per la manutenzione del sistema; visto che root può fare tutto è facile
combinare pasticci che possono avere conseguenze
disastrose. Immaginatevi l'accesso di root come una sorta di incantesimo
che vi dona un potere immenso con il quale, solo muovendo le mani,
potete creare o distruggere intere città, e visto che è molto semplice
muovere le mani, anche in maniera pericolosa, non è una buona idea di
invocare questa magia quando non necessario anche se la sensazione di
potere può apparire meravigliosa.
</para>
</important>
</sect1>
<sect1 id="new-file">
<title>File e nomi dei file</title>
<para>
Come in molti altri sistemi operativi anche in UNIX esiste il concetto di
<emphasis>file</emphasis>, che è un insieme di informazioni a cui viene
dato un nome (il <emphasis>nome file</emphasis>). Esempi di file possono
essere la vostra ricerca di storia, un messaggio di posta elettronica o un
programma che può essere eseguito, ma essenzialmente tutto ciò che si
trova sul disco è salvato su un file individuale.
</para>
<sect2 id="new-filenames">
<title>Nomi dei file</title>
<para>
I file vengono identificati dal loro nome; ad esempio il file che
contiene il testo del vostro intervento alla conferenza potrebbe essere
salvato con il nome <filename>talk.txt</filename>. Non esiste un formato
standard per i nomi dei file come nell'MS-DOS e in altri sistemi
operativi; in generale un nome di file può contenere qualsiasi carattere
(eccetto il carattere / — vedi la discussione sui nomi dei path
più avanti) ed è limitato a 256 carattere.
</para>
<important>
<title>IMPORTANTE</title>
<para>
A differenza dell'MS-DOS, i nome dei file in UNIX sono sensibili alle
maiuscole (in gergo si dice case-sensitive):
<filename>miofile.txt</filename> e <filename>MioFile.txt</filename>
vengono considerati come due file differenti.
</para>
</important>
<para>
Dovreste anche conoscere alcune convenzioni tipiche di UNIX, per le quali,
pur non essendo obbligatorie, è buona norma seguirle.
<itemizedlist>
<listitem>
<para>
la prima è quella di usare il formato
<filename>nome.estensione</filename>, dove l'estensione indica il
tipo di file; ad esempio l'estensione <filename>txt</filename> è
normalmente usata per i file contenenti testo semplice, mentre
l'estensione <filename>jpeg</filename> è usata per le immagini nel
formato JPEG e via così. In particolare il <application>File
Manager di GNOME</application>
<application>Nautilus</application>) usa le estensioni per
determinare il tipo del file. Potete vedere o modificare le
estensioni riconosciute da <application>GNOME</application>
selezionando la sezione <menuchoice><guimenu>Document
Handlers</guimenu><guimenuitem>Tipi
MIME</guimenuitem></menuchoice>
nell'<application>Pannello di controllo di
GNOME</application>. Notate che la convenzione standard in UNIX è
di non usare alcuna estensione per i programmi
<emphasis>eseguibili</emphasis> (cioè i file dei programmi).
</para>
</listitem>
<listitem>
<para>
I file e le directory il cui nome comincia con un punto (.) sono
normalmente <emphasis>file di configurazione</emphasis>; ad
esempio GNOME tiene tutte le sue impostazioni in molti file
contenuti nella directory <filename>.gnome</filename> e
<filename>.gnome-desktop</filename> nella home directory
dell'utente. Poiché normalmente non c'è necessità di modificare
questi file direttamente e neanche di conoscere i loro nomi e
posizioni precisamente <applications>Nautilus</applications> non
li mostra sempre (così come tutti gli altri file manager, NDT); è
possibile modificare questo comportamento come descritto nel
<ulink type="help" url="gnome-help:nautilus">Manuale di
Nautilus</ulink>.
</para>
</listitem>
<listitem>
<para>
i file il cui nome termina con una tilde (~) sono normalmente file
di backup creati dalle applicazioni; ad esempio quando modificate
un file <filename>miofile.txt</filename> con
<application>emacs</application>, questo salva la versione
precedente nel file <filename>miofile.txt~</filename>.
</para>
</listitem>
</itemizedlist>
</para>
</sect2>
<sect2 id="new-wildcards">
<title>Metacaratteri</title>
<para>
Quando date comandi dalla linea di comando potete usare i cosiddetti
<emphasis>metacaratteri</emphasis> (in inglese wildcards) invece del
nome del file esatto. Il metacarattere più comune è l'asterisco (*), il
quale comprende ogni sequenza di simboli, compresa una stringa vuota: ad
esempio il comando <command>ls *.txt</command> mostrerà tutti i file con
estensione <filename>txt</filename>, mentre il comando <command>rm
chapter*</command> cancellerà tutti i file il cui nome comincia con
<filename>chapter</filename> (<command>ls</command> e
<command>rm</command> sono i comandi di UNIX per elencare ed eliminare i
file). Un altro metacarattere molto utile è il punto interrogativo (?)
il quale comprende ogni singolo simbolo: ad esempio <command>rm
chapter?.txt</command> eliminerà i file
<filename>chapter1.txt</filename> e <filename>chapter2.txt</filename> ma
non <filename>chapter10.txt</filename>.
</para>
<para>
La maggior parte dei nuovi utenti di GNOME preferiscono usare il
<application>File Manager di GNOME</application> per operare con i file
invece che lavorare direttamente dalla linea di comando. I metacaratteri
possono essere usati anche da <application>Nautilus</application> nelle
finestre di dialogo seleziona e mostra.
</para>
</sect2>
<sect2 id="quoting">
<title>Usare gli spazi, le virgole e altro nei nomi dei file</title>
<para>
Come detto prima un nome di file può non contenere solo lettere e numeri
ma anche spazi, virgole e quant'altro — in pratica ogni carattere
tranne lo slash (/). Comunque se state lavorando con questi file usando
la riga di comando dovete porre particolare attenzione perché per
evitare problemi dovete usare le virgolette semplici (queste -> ') per
indicare i nomi che contengono caratteri che non siano semplici lettere,
numeri o punti: per cancellare il file <filename>My file</filename>
dovete digitare <command>rm 'My file'</command> invece che <command>rm
My file</command>.
</para>
<para>
Naturalmente se invece state usando un programma grafico come il
<application>File Manager di GNOME</application> per cancellare il file
basta che lo trasciniate nel cestino.
</para>
</sect2>
</sect1>
<sect1 id="new-dirs">
<title>Directory e percorsi</title>
<sect2 id="new-dirstruct">
<title>Struttura delle directory</title>
<para>
Affrontiamo adesso il concetto di directory. Una
<emphasis>directory</emphasis> è un insieme di file. Può essere pensata
come una <quote>cartella</quote> contenente tanti fogli. A queste
directory vengono assegnati dei nomi per identificarle. Inoltre vengono
tenute in una struttura ad albero di modo che delle directory possano
contenerne altre. La directory iniziale viene chiamata <quote>directory
root</quote> e viene indicata con il simbolo <filename>/</filename> e
contiene tutti i file del vostro sistema.
</para>
<sect3 id="new-path">
<title>Persorsi</title>
<para>
Un <emphasis>percorsi</emphasis> è il <quote>nome completo</quote> di
un file, contenente cioè non solo il nome ma anche la sua posizione; è
costituito dal nome del file, preceduto dalla directory che lo
contiene preceduta a sua volta dalla directory che contiene
<emphasis>questa</emphasis> e via così. Un percorso tipico è
<filename>/home/sasha/talk.txt</filename> che indica il file
<filename>talk.txt</filename> nella directory
<filename>sasha</filename> la quale a sua volta è una sotto-directory
di <filename>/home</filename>.
</para>
<para>
Come potete vedere, la directory e il nome del file vengono separate
da una slash singola (/); per questa ragione i nomi dei file non
possono contenere il carattere slash (/). Gli utenti che provengono
dal sistema operativo MS-DOS troveranno familiare questa convenzione,
anche se in quel sistema operativo veniva invece usata la back-slash
(\). La directory che contiene quella attuale viene chiamata la
<emphasis>directory superiore</emphasis>. Ad esempio in questo caso la
directory <filename>home</filename> è la directory superiore di
<emphasis>sasha</emphasis>.
</para>
<para>
Ogni utente ha una propria home directory che normalmente è la
directory che contiene tutti i file personali dell'utente; normalmente
queste directory si trovano dentro di <filename>/home</filename> e
prendono il nome dall'utente proprietario così che la home directory
dell'utente <systemitem>sasha</systemitem> sarà
<filename>/home/sasha</filename>.
</para>
</sect3>
</sect2>
<sect2 id="new-relative">
<title>Nomi relativi delle directory</title>
<para>
In ogni momento i comandi inseriti vengono considerati
<emphasis>relativi</emphasis> alla vostra directory corrente, la quale
la potete pensare come la directory in cui <quote>trovate in quel
momento</quote>. Quando entrate nel sistema all'inizio la directory
corrente è la vostra home directory — per il solito utente sasha
sarà <filename>/home/sasha</filename>. Ogni volta che dovete riferirvi
ad un file potete farlo riferendovi alla vostra directory corrente
invece che specificarne il percorso completo.
</para>
<para>
Ad esempio se la vostra directory corrente è
<filename>/home/sasha</filename>, e qui avete un file chiamato
<filename>talk.txt</filename> potete farci riferimento solo con il suo
nome: il comando <command>emacs talk.txt</command> dato dalla directory
<filename>/home>sasha</filename> è equivalente a <command>emacs
/home/sasha/talk.txt</command> (<application>emacs</application> è un
potente editor per file di testo, forse poco indicato per nuovi utenti
che possono preferire cose più semplici come
<application>gnotepad</application>, ma per gli utenti avanzati
<application>emacs</application> risulta indispensabile).
</para>
<para>
Allo stesso modo, se in <filename>/home/sasha</filename> avete una
sotto-directory chiamata <filename>papers</filename> nella quale si
trova il file chiamato <filename>fieldtheory.txt</filename>, potete
riferirvi a questo come <filename>papers/fieldtheory.txt</filename>.
</para>
<para>
Se il primo carattere che usate quando vi riferite ad un file non è lo
slash (/) (come <filename>papers/fieldtheory.txt</filename>) allora
state usando un percorso relativo, cioè il nome è relativo alla
directory corrente. In altre parole se iniziate il nome del vostro file
con il carattere slash (/) il sistema lo interpreta come un percorso
completo — cioè un percorso che comprende l'indirizzo completo
fino al file partendo dalla directory root /. Questo modo di indicare i
file si dice <emphasis>percorso assoluto</emphasis>.
</para>
</sect2>
<sect2 id="new-path-conv">
<title>Convenzioni sui percorsi</title>
<para>
Di seguito alcune convenzioni standard usate negli indirizzi:
</para>
<para>
<filename>~/</filename> — la directory home dell'utente
</para>
<para>
<filename>./</filename> — la directory corrente
</para>
<para>
<filename>../</filename> — parent of the current directory
</para>
<para>
Ad esempio se la directory corrente di sasha è
<filename>/home/sasha/papers</filename>, si può riferire al file
<filename>/home/sasha/talk.txt</filename> come
<filename>~/talk.txt</filename> oppure come
<filename>../talk.txt</filename>.
</para>
</sect2>
</sect1>
<sect1 id="permissions">
<title>Permessi</title>
<para>
Ogni file sul vostro sistema ha un <emphasis>proprietario</emphasis> (NDT:
owner in inglese) — uno degli utenti (normalmente quello che ha
creato effettivamente il file stesso) e un sistema di
<emphasis>permessi</emphasis> che regolano l'accesso al file.
</para>
<para>
Per il file normali esistono tre tipi di permessi di accesso: lettura
(read), scrittura (write) ed esecuzione (execute), il quale ha senso solo
per i file eseguibili). Questi permessi possono essere impostati
separatamente per tre categorie di utenti: il proprietario del file, gli
utenti del gruppo che possiede il file e tutti gli altri. L'argomento dei
gruppi di utenti va al di là degli scopi di questo scritto e gli altri due
si spiegano da soli.. <!--Which groups of users? I
don't think the other two categories are self-explanatory. Would
help if there was some exposition here which explicitly states
who belongs where.-->
In questo modo, se i permessi sul file
<filename>/home/sasha/talk.txt</filename> sono impostati per leggere e
scrivere per l'utente sasha, che ne è anche il proprietario, e di sola
lettura per tutti gli altri solo sasha potrà modificarlo.
<!--How about adding something in parentheses here, like (Since
sasha created the file <filename>talk.txt</filename>, sasha has
the widest range of rights to access the file.)... or something
like that?-->
</para>
<para>
Ogni file appena creato "eredita" i permessi standard, normalmente lettura
e scrittura per l'utente e sola lettura per tutti gli altri. Potete
visualizzare questi permessi usando il <application>File Manager di
GNOME</application> cliccando sopra al file con il tasto destro e
scegliendo <guimenuitem>Proprietà</guimenuitem> nel menù a comparsa e poi
la voce <guilabel>Permessi</guilabel>. Usando questa finestra di dialogo
potete anche cambiare i permessi — basta cliccare su un quadratino
che rappresenta un permesso per modificarlo. Naturalmente solo il
proprietario del file o l'amministratore possono cambiare i permessi di un
file. Gli utenti avanzati possono anche cambiare i permessi standard che
vengono assegnati a tutti i nuovi file — leggete la pagina del
manuale della vostra shell predefinita (normalmente
<command>bash</command>, <command>csh</command> o <command>tcsh</command>)
e cercate il comando <command>umask</command>.
</para>
<para>
Un file può anche avere permessi con speciali proprietà come UID, GID e il
bit <quote>sticky</quote> che servono solo per gli utenti avanzati —
non li cambiate a meno che non sappiate esattamente quello che fate. (Se
siete curiosi: questi permessi sono usati normalmente sui file eseguibili
per permettere ad utenti normali di eseguire <emphasis>alcuni</emphasis>
comandi che devono leggere o modificare file a cui l'utente stesso
normalmente non potrebbe accedere).
</para>
<para>
Così come i file anche le directory hanno i permessi con le stesse tre
possibilità: lettura, scrittura ed esecuzione. Nel caso delle directory
però questi tre permessi hanno significati diversi: il permesso di
<quote>scrittura</quote> per una directory significa la possibilità di
elencare i file presenti nella directory oppure di effettuarvi ricerche;
il permesso di <quote>scrittura</quote> significa la possibilità di creare
ed eliminare file all'interno della directory e il permesso di
<quote>esecuzione</quote> dà la possibilità di accedere ai file della
directory.
</para>
<para>
Notate che i permessi dati ad un file dipendono dai permessi associati
alla directory nella quale si trova il file: per poter leggere un file
l'utente deve avere il permesso di scrittura sul file stesso e il permesso
di <quote>esecuzione</quote> per la directory. In questo modo, nel caso in
cui l'utente sasha non vuole che nessun altro possa vedere i suoi file può
semplicemente eliminare il permesso di esecuzione per la sua directory
home per tutti gli altri utenti; nessun altro (escluso chiaramente
l'amministratore) potrà così leggere i suoi file, indipendentemente dai
permessi di questi.
</para>
<para>
Una spiegazione dettagliata del sistema di permessi può essere letta, ad
esempio nella <ulink type="info" url="info:fileutils">pagina info</ulink>
del pacchetto GNU <citetitle>File Utilities</citetitle>.
</para>
</sect1>
<sect1 id="symlinks">
<title>Link simbolici</title>
<para>
Oltre ai file regolari, Unix possiede anche dei file speciali chiamati
<emphasis>link simbolici</emphasis> (in inglese/gergo
<emphasis>symlinks</emphasis>), file che non contengono dati ma che sono
soltanto <emphasis>puntatori</emphasis> o <emphasis>scorciatoie</emphasis>
ad altri file. Ad esempio sasha può avere un symlink chiamato
<filename>ft.txt</filename> che punta al file
<filename>papers/fieldtheory.txt</filename> in modo che, quando un
programma accede al file <filename>ft.txt</filename> verrà aperto invece
l'altro file <filename>papers/fieldtheory.txt</filename>. Come potete
capire dall'esempio, i link simbolici e i file <quote>reali</quote>
possono avere nomi differenti e possono trovarsi in directory diverse.
</para>
<para>
Notate che cancellare, muovere o cambiare nome ai link simbolici non ha
alcun effetto sui file reali: se sasha prova a cancellare il file
<filename>ft.txt</filename> verrà cancellato il link simbolico ma il file
<filename>papers/fieldtheory.txt</filename> rimarrà invece invariato. Allo
stesso modo i permessi sui link simbolici non hanno significato per gli
altri perché sono i permessi su quest'ultimi a determinare se un utente
può o meno accedervi.
</para>
<para>
I link simbolici possono puntare anche alle directory; ad esempio nel
server FTP di GNOME(<systemitem>ftp.gnome.org</systemitem>) c'è un file
<filename>/pub/GNOME/stable/releases/october-gnome</filename>, che è
semplicemente un link simbolico alla directory
<filename>/pub/GNOME/stable/releases/gnome-1.0.53</filename> — come
avrete capito <quote>October GNOME</quote> è solo un altro nome per la
versione 1.0.53 di GNOME.
</para>
</sect1>
<sect1 id="new-mount">
<title>Montare e smontare i dischi</title>
<para>
Come abbiamo accennato prima, le directory di un sistema Unix vengono
organizzate secondo una struttura ad albero, struttura nella quale il
livello più basso è rappresentato dalla directory
<filename>/</filename>. A differenza di altri sistemi operativi, come ad
esempio l'MS-DOS, non esistono dei nomi speciali per i file presenti sul
vostro disco floppy o sul vostro CD-ROM: <emphasis>tutti</emphasis> i
file accessibili dal vostro sistema devono apparire nella struttura delle
directory che parte dalla root <filename>/</filename>.
</para>
<para>
Per questa ragione, prima di poter accedere ai file presenti su un
dischetto floppy o su un CD-ROM dovete dare al vostro sistema un comando
per <quote>incorporare</quote> il contenuto di questi dischi nella
directory principale, comando che viene detto <emphasis>montare</emphasis>
il dischetto (o il CD-ROM). Potete pensare questo comando come ad
un'analogia con il collegamento hardware del lettore al vostro
computer. Normalmente il contenuto del CD-ROM apparirà sotto il nome
<filename>/mnt>cdrom</filename>, il floppy sotto
<filename>/mnt/floppy</filename>, directory che vengono chiamate
<emphasis>mount point</emphasis> e che vengono definite in un file di
configurazione speciale, <filename>/etc/fstab</filename>. Questo non
significa però che il sistema copi il contenuto del CD-ROM o del floppy
nelle directory suddette, ma che <emphasis>rappresenta</emphasis> il
contenuto di questi dentro quella directory: ad esempio, se un programma
prova a leggere il file <filename>/mnt/cdrom/index.html</filename> il
sistema cercherà il file index.html presente nel CD-ROM.
</para>
<para>
In breve, prima che possiate accedere ai file presenti su un lettore
removibile come un CD-ROM o un floppy, dovete <quote>montare</quote>
questi dispositivi. E di conseguenza <emphasis>prima di poter togliere i
dischi da questi lettori dovete smontarli</emphasis>.
</para>
<para>
Quando usate GNOME normalmente non dovete preoccuparvi di montare e
smontare i dischi perché GNOME legge i file di configurazione e mette le
icone di tutti i dischi sulla scrivania. In questo modo cliccando sopra
l'icona verranno automaticamente montati i dischi corrispondenti, sempre
che non siano già stati montati e avvia il file manager nella giusta
directory; cliccando invece con il tasto destro del mouse e scegliendo il
comando <guimenuitem>Espelli il disco</guimenuitem> dal menù a comparsa
GNOME smonterà il disco e poi lo espellerà. È possibile anche montare o
smontare un disco sempre cliccando sopra l'icona corrispondente e
scegliendo <guimenuitem>Monta il disco</guimenuitem> o <guimenuitem>Smonta
il disco</guimenuitem> dal menù a comparsa oppure usando l'applet
<application>MontaDischi</application>.
</para>
<para>
Notate che non potete smontare un disco se questo è in uso da parte di
qualche programma; ad esempio se avete una finestra terminale aperta su
una directory del disco che volete smontare otterrete il messaggio
d'errore <quote>device occupato</quote> se provate a smontarlo.
</para>
<para>
In ogni caso GNOME non può impedirvi di espellere un disco usando il
bottone fisico d'espulsione — in questo caso <emphasis>è vostra
responsabilità smontare il disco</emphasis> prima di espellerlo. Per
alcuni CD e per i dischi ZIP il sistema blocca il bottone d'espulsione se
il disco è montato ma per i floppy questo è tecnicamente impossibile.
<note>
<title>NDT:</title>
<para>
almeno nei computer del tipo PC-Compatibile
</para>
</note>
</para>
<important>
<title>IMPORTANTE</title>
<para>
Se espellete un floppy usando il bottone del lettore senza smontarlo
prima potreste perdere i vostri dati.
</para>
</important>
<para>
Alcuni sistemi possono avere in esecuzione programmi come
<application>supermount</application> o
<application>magicdev</application> con i quali i dischi vengono montati
automaticamente quando viene inserito un disco e smontati quando non
vengono più usati per un certo periodo; in questo caso non dovrete
preoccuparvi di montare o smontare i dischi e neanche di leggere questa
sezione di questo manuale.
</para>
<para>
Permettere agli utenti di montare e smontare i dischi può portare alcuni
problemi di sicurezza; per questa ragione molti sistemi sono configurati
in modo che solo l'utente root possa compiere queste azioni. Questa è la
ragione più probabile dei messaggi di errore che ottenete quando provate a
montare un disco, della qual cosa dovete informare il vostro
amministratore di sistema.
</para>
<para>
Se il computer in questione è la vostra workstation personale o il vostro
computer casalingo e non siete particolarmente preoccupati dei problemi
legati alla sicurezza potete dare il permesso di montare e smontare i
dischi agli utenti ordinari. Il modo più semplice è quello di usare il
programma <application><emphasis>linuxconf</emphasis></application> (che
però può essere usato solo da root). Selezionate il disco che volete far
montare e smontare ai vostri utenti nella sezione <guilabel>Access local
drive</guilabel>; nella sotto-sezione <guilabel>Opzioni</guilabel>
selezionate l'opzione <guilabel>User Mountable</guilabel>. A questo punto
il disco potrà essere montato dagli utenti.
</para>
<para>
Se non avete a disposizione
<application><emphasis>linuxconf</emphasis></application> dovete
modificare da soli il file <filename>/etc/fstab</filename> per permettere
l'uso da parte degli utenti; aggiungete l'attributo <quote>user</quote> al
disco. Ad esempio:
</para>
<para>
se il vostro file <filename>fstab</filename> contiene una linea simile a:
</para>
<programlisting>
/dev/cdrom /mnt/cdrom iso9660 exec,dev,ro,noauto 0 0
</programlisting>
<para>
aggiungete la parola <quote>user</quote> nella quarta colonna:
</para>
<programlisting>
/dev/cdrom /mnt/cdrom iso9660 user,exec,dev,ro,noauto 0 0
</programlisting>
</sect1>
<sect1 id="devices">
<title>Dischi e dispositivi (device)</title>
<para>
Nei Sistemi Operativi della famiglia Unix la parola
<quote>dispositivo</quote> (ma è molto più diffusa, conosciuta ed usata la
corrispondente parola inglese <quote>device</quote>) viene usata per
indicare tutte le periferiche connesse al vostro computer, comprendendo
perciò hard-disk, lettori CD-Rom, schede video e audio, porte seriali e
parallele e molto altro. Ogni dispositivo ha un nome proprio come ad
esempio <filename>/dev/hda</filename>. Elenchiamo i nomi dei dispositivi
più comuni (usati per Linux perché altri Unix usano nomi differenti):
</para>
<itemizedlist>
<listitem>
<para>
<filename>/dev/hd*</filename> (dove *=a,b,c, …): sono i
dispositivi connessi al bus IDE, come ad esempio gli hard-disk, i
lettori di CD-Rom e ZIP che usano questo tipo di bus. Il nome
<filename>/dev/hda</filename> indica il primo disco del controller IDE
(normalmente il disco denominato <quote>master</quote> o anche disco
<filename>C:</filename> sotto Windows), <filename>/dev/hdb</filename> è
il disco <quote>slave</quote>, cioè il secondo disco del primo canale
del controller, disco che può anche essere un lettore CD-Rom e via
così. Vedi anche la <link linkend="zippartition">nota</link> più
avanti a proposito dei dischi ZIP.
</para>
</listitem>
<listitem>
<para>
<filename>/dev/sd*</filename> (dove *=a,b,c, …): sono i
dispositivi connessi al bus SCSI, normalmente hard-disk.
</para>
</listitem>
</itemizedlist>
<note>
<title>NOTA</title>
<para>
Se le sigle IDE e SCSI sono per voi sconosciute questa è una breve
spiegazione. Esistono due tipi di interfacce per gli hard-disk e altri
dispositivi simili: IDE (e i suoi cuginetti come EIDE, ATAPI ed altri)
e SCSI. La seconda offre maggiori prestazioni ma è più costosa e viene
usata principalmente sui server, per cui se non sapete quale tipo
abbiate voi a disposizione molto probabilmente state usando IDE.
</para>
</note>
<itemizedlist>
<listitem>
<para>
<filename>/dev/fd*</filename> (dove *=0,1, etc) sono i lettori dei
floppy: <filename>/dev/fd0</filename> è il primo lettore (che
corrisponde al disco <filename>A:</filename> di Windows),
<filename>/dev/fd1</filename> è il secondo (<filename>B:</filename> di
Windows), e via così.
</para>
</listitem>
<listitem>
<para>
<filename>/dev/lp*</filename> (dove *=0,1, etc) sono le porte
parallele. Comunemente queste porte vengono usate per connettere le
stampanti al computer. <filename>/dev/lp0</filename> corrisponde a
<filename>LPT1</filename> di Windows, <filename>/dev/lp1</filename> a
<filename>LPT2</filename>, e via così.
</para>
</listitem>
<listitem>
<para>
<filename>/dev/ttyS*</filename> (dove *=0,1, etc) sono le porte
seriali, usate comunemente per connettere mouse oppure
modem. <filename>/dev/ttyS0</filename> corrisponde a
<filename>COM1</filename> di Windows, <filename>/dev/ttyS1</filename>
a <filename>COM2</filename>, e via così.
</para>
</listitem>
<listitem>
<para>
<filename>/dev/audio</filename> and <filename>/dev/dsp</filename>
— questi due nomi di dispositivi vengono usati tutti e due per
la scheda audio, ma senza equivalenza perché vengono usati per due
differenti tipi di file sonori.
</para>
</listitem>
</itemizedlist>
<para>
È uso comune avere dei link simbolici come
<filename>/dev/floppy</filename>, <filename>/dev/modem</filename> e
<filename>/dev/cdrom</filename> che puntano al dispositivo reale
corrispondente al vostro lettore floppy, al modem e al lettore di CD-Rom
rispettivamente.
</para>
<para>
Dovrete usare questi nomi raramente poiché se volete accedere ad un file
che si trova su un floppy non dovrete usare il dispositivo (come, nel
nostro esempio, <filename>/dev/fd0</filename> oppure
<filename>/dev/floppy</filename> quale che sia) ma dovrete prima montare
il dispositivo così da poter vedere il suo contenuto dentro ad una
sotto-directory (che potrà essere ad esempio
<filename>/mnt/floppy</filename> oppure <filename>/floppy</filename>)
nella directory principale; vedi anche <xref linkend="new-mount"> per
maggiori informazioni. Molto probabilmente dovrete usare questi nomi solo
quando dovrete configurare un nuovo programma; ad esempio un programma per
spedire fax potrebbe chiedervi il nome del dispositivo del vostro modem,
che potrebbe essere <filename>/dev/ttyS1</filename> oppure il link
simbolico <filename>/dev/modem</filename>.
</para>
<para>
In puro spirito Unix esiste anche un dispositivo
<filename>/dev/null</filename> che funziona esattamente come un
<quote>buco nero</quote> poiché tutto ciò che viene inviato a questo viene
completamente cancellato. Ad esempio, se non volete essere disturbati dai
messaggi di errore potete inviarli a <filename>/dev/null</filename> e non
li vedrete più -:).
</para>
<sect2 id="partitions">
<title>Partizioni</title>
<para>
È possibile suddividere un hard-disk (o altri dispositivi simili) in
parti che si comportano in tutti gli usi come dischi differenti anche se
fisicamente stanno si tratta dello stesso disco. Queste parti vengono
chiamate <quote>partizioni</quote> (Windows usa il nome <quote>dischi
logici</quote>). Ad esempio è possibile suddividere un solo disco in
diverse partizioni ed installare in ognuna diversi sistemi operativi
poiché è possibile formattare ogni partizione in modo indipendente l'una
dalle altre. Questo <quote>partizionamento</quote> viene normalmente
fatto all'atto dell'installazione dei sistemi operativi; seguite le
istruzioni di installazioni per maggiori informazioni.
</para>
<para>
Se il vostro hard-disk è stato partizionato ogni partizione viene
considerata come un disco diverso: ad esempio se
<filename>/dev/hda</filename> è il vostro disco principale allora la
prima partizione è <filename>/dev/hda1</filename>, la seconda
<filename>/dev/hda2</filename> e via così.
</para>
<warning id="zippartition">
<title>Partizionamento dei dischi ZIP</title>
<para>
Per ragioni a noi sconosciute i dischi ZIP pre-formattati usando i
programmi per Windows della ditta IOMEGA produttrice di questi dischi,
sono partizionati in modo al quanto strano: hanno al loro interno una
sola partizione (di tipo Windows, chiaramente) che però ha il numero
4. Così se il vostro lettore di dischi ZIP è
<filename>/dev/hdc</filename>, il dispositivo corretto che dovrete
usare è <filename>/dev/hdc4</filename>.
</para>
</warning>
</sect2>
</sect1>
<sect1 id="X11">
<title>
Interfacce utente grafiche: X Window System, gestori di finestre e
ambienti di desktop
</title>
<para>
Unix è un sistema modulare, che consiste cioè di molti componenti che
possono essere scelti dall'utente (o dall'amministratore del sistema) a
seconda dei gusti e delle necessità. In particolare ci sono molti livelli
di software responsabili dell'interfaccia grafica, livelli che sono
l'<quote>X Window System</quote>, i gestori di finestre e gli ambienti di
desktop.
</para>
<para> L'<emphasis>X Window System</emphasis> (conosciuto anche
semplicemente come X o X11) è il componente di Unix che gestisce tutti i
livelli grafici di base — in particolare disegna le icone, gli
sfondi e le finestre dove girano i programmi. Senza X potete usare solo
l'interfaccia grafica. X11 imposta la risoluzione dello schermo, la
quantità di colori disponibili, muove il cursore del mouse nello schermo e
altro; serve cioè come <quote>base</quote> per tutti gli altri componenti
dell'interfaccia utente grafica come i gestori di finestre e gli ambienti
di desktop.
</para>
<para>
I <emphasis>gestori di finestre</emphasis> estendono la possibilità dell'X
Window System disegnando bordi e bottoni intorno alle finestre,
permettendo così all'utente di muovere, chiudere, nascondere e
ridimensionare le finestre. Normalmente X11 deve essere usato sempre
insieme ad un gestore di finestre perché senza uno di questi rimane quasi
inutilizzabile. Esistono molti gestori di finestre per X11, dei quali i
più conosciuti sono <application>fvwm</application>,
<application>mwm</application>, <application>kwm</application> (usato da
KDE), <application>Enlightenment</application>, e
<application>Sawfish</application>.
</para>
<para>
Infine ci sono gli <emphasis>ambienti di desktop</emphasis> che vanno un
passo avanti dei gestori di finestre in quanto aggiungono un file manager
grafico dal quale potete usare il metodo <quote>drag-n-drop</quote> sui
vari elementi, un pannello contenente i programmi maggiormente usati e un
insieme di programmi e di utilità. Esistono alcuni ambienti di desktop
disponibili per tutte le versioni di Unix, delle quali le più conosciute
sono <ulink type="http" url="http://www.gnome.org">GNOME</ulink>, <ulink
type="http" url="http://www.kde.org">KDE</ulink> e <ulink type="http"
url="http://www.sun.com/solaris/cde/">CDE</ulink> (che però verrà presto
rimpiazzato da GNOME).
</para>
<para>
Molti ambienti di desktop usano un gestore di finestre loro proprio: ad
esempio KDE contiene il suo gestore di finestre
<application>kwm</application> (anche se è possibile usare KDE con un
altro gestore di finestre nella pratica ben pochi utenti lo fanno). GNOME
non ha invece un proprio gestore di finestre, il che permette ad ogni
utente di usare quello già installato nel sistema. Per rendere le cose più
semplici possibili normalmente il gestore di finestre
<application>Sawfish</application> viene distribuito insieme a GNOME come
predefinito ma potete cambiarlo usando il <application>Pannello di
Controllo</application>, anche se dovete usare un gestore che sia
compatibile con GNOME per poter usare alcune caratteristiche come la
gestione delle sessioni, l'applet taskbar e altro.
</para>
</sect1>
</article>
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